La relazione e la comunicazione medico-paziente sono punti cardine in grado di incidere in modo importante sui percorsi diagnostici, terapeutici e sul buon esito della cura. Al medico è infatti richiesta una grandissima dose di empatia per entrare in sintonia con il paziente e riuscire così nel primo grande step diagnostico: l’ascolto e il dialogo. Per fare questo in maniera ottimale, come in ogni conversazione, il medico è abituato ad avvalersi di canali comunicativi verbali e non verbali, impliciti ed espliciti per riuscire a capire i bisogni, le necessità, paure e, ovviamente, sintomi della persona che ha davanti, senza mai porsi in una posizione dominante.
Il dialogo tra medico e paziente è chiaramente, per sua natura, un rapporto impari, tra sconosciuti, dove il professionista deve guadagnare la fiducia dell’interlocutore nel più breve tempo possibile trovando la corretta via di comunicazione perché da questa potrebbe dipendere tutto lo sviluppo delle sue azioni. Alle parole si aggiungono la mimica facciale, la postura, i cenni del capo, la presenza fisica in generale che giocano un ruolo fondamentale sul buon esito del colloquio.
La comunicazione medico-paziente è stata completamente stravolta al tempo del Covid-19 con l’introduzione del distanziamento fisico, delle mascherine, delle barriere di plexiglass e spesso anche dall’utilizzo della telemedicina come sostituto di visite classiche. Tutti questi presidi hanno immancabilmente segnato un profondo cambiamento nelle relazioni, rendendo più difficile il dialogo e provocando il quasi totale annullamento della comunicazione non verbale.
È inoltre fondamentale considerare il contesto nel quale è avvenuto questo cambiamento. Il fatto che sia stato dovuto ad una Pandemia globale che ha causato e continua a causare centinaia di migliaia di morti, che non si avevano informazioni certe riguardo al virus in questione, la situazione di panico e disinformazione hanno giocato un ruolo altrettanto fondamentale nel rendere ancor più difficoltoso il dialogo tra persona e professionista. E se inizialmente si sono raggiunti i massimi livelli di fiducia e idolatria nei confronti della classe medica, questo fenomeno è andato piano piano scemando, lasciando posto alla diffidenza e alla cautela.
La comunicazione con i pazienti Covid
Parallelamente ad un cambiamento generale, merita un discorso a parte il rapporto tra il medico e il paziente affetto da Covid19 e i parenti. Considerando la ovvia e totale mancanza di linee guida comunicative che potessero essere implementate in una situazione così anomala e unica, medici e pazienti si sono trovati in situazioni al limite del surreale, nelle quali sono state presto improvvisate tecniche che permettessero quantomeno la parvenza di umanità. Medici e infermieri hanno presto imparato a comunicare con gli occhi e confidare unicamente nella loro voce per creare un contatto con i pazienti. Spesso le scritte sui camici e le foto appiccicate sulle tute sono diventate lo strumento empatico per eccellenza.
A supporto della comunicazione medico-paziente-famigliari, ma anche dell’intera società, Vital Talk, organizzazione no-profit americana, ha redatto una breve guida sotto forma di fumetti. L’associazione ha messo a disposizione i fumetti per essere adattati nelle diverse lingue e, in Italia, sono stati il Dottor Leonardo Potenza e un team di colleghi dell’Università di Modena e Reggio-Emilia a riadattarne i testi.
Questo quanto dichiarato dal Dottor Potenza in una recente intervista aggiungendo che una buona comunicazione è direttamente correlata ad una miglior qualità di vita nel corso delle terapie, anche nei casi più sfavorevoli. Per questo, da anni, si impegna affinché le tecniche di comunicazione abbiano più spazio all’interno dei percorsi formativi di medici e personale sanitario, in quanto parte indispensabile del lavoro stesso.
Di seguito qualche striscia del fumetto ideato da Vital Talk in collaborazione con il team del Dottor Potenza.